mercoledì, aprile 10

TRA STORIA E ATTUALITA'


DAVIDE MARIA TUROLDO E LA CELEBRE FRASE:
Neanche Dio può stare solo.
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Turoldo Davide Maria- poeta e pubblicista ( Coderno Sedegliano 1916 - Milano 1992) prete
dell'ordine dei servi di Maria. Partecipò alla resistenza e al quel periodo risalgono le sue rime, poesie che videro la luce nella rivista clandestina L'uomo. Già la sua prima raccolta di versi: Io non ho mani. 
Pasqua  2019
Il terzo giorno, all’alba,
la pietra rotolata è testimone
e gli spiriti celesti son garanti :
non è qui !
sulle oscure vicende della vita ,
gravida di angosce,
ora è fulgore,
e il miasma della palude infetta
dal soffio del male avvelenato,
ora svanisce !
La donna di Magdala, ansimante,
travolge i fantasmi della notte :
Maestro !
Irrisa ora è la morte:
Sono vivo !
e i destini dell’uomo
sono pettinati dalla pace,
col germe della gloria !
Salvatore Callari


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   OMAGGIO ALLA BELLEZZA

E' LEI L'ACCIAIO TEMPERATO DI PIOLTELLO
LA  LA BELLA SINDACA DI PIOLTELLO IVONNE COSCIOTTI


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Ricevi questo volo delle rondini  Ti parleranno di me.
Io son colui che canta per amore con la cetra e con il cuore.
...*...


MARIA QUARTU: Poetessa

HO LETTO
Sibila il vento questa sera
che sola mi coglie
con l’animo affranto.
Ho letto di bimbi periti
fra le onde del mare,
ho letto di madri e di pianto.
Ho letto di giovani vite
smarrite sui bordi del giorno
che senza ritorno ormai
piangeranno sui sogni violati.
Ho letto di guerre , di stragi,
ho letto dell’”arte” distrutta
violando il glorioso passato.
E chiedo,son esseri umani
quegli uomini assurdi che solo
per oro e poteri infrangono
vita e valori? É vana richiesta
velata da cauta risposta.
Portando il mio pianto lontano
il vento con flebile voce
sussurra “sperian di riavere
al più presto la pace”.             ***
                                                                                              GOCCE D'INCHIOSTRO                                                                                                                                                Nel calamaio del tarlato banco intrisi il pennino dell lunga penna.  

Il pennino nel calamaio


Nel calamaio del tarlato banco

intrisi il pennino della lunga penna.

Distrattamente gocce d’inchiostro

macchiarono la copia del mio tema

pronta da consegnare al mio maestro.

Tempo scaduto ormai, il dado tratto.

Passano i giorni il tempo smussa

i drammi.

Arrancando si giunge all’alta vetta

e par d’avere il cielo fra le dita

quasi da accarezzar l’arcobaleno.

Al mare si cavalcano i marosi

e si spingon le vele contro vento.
Ma, le strade non son tutte lastricate
e scivolar si può su sassi lisi
ed inciampare sotto arditi pesi.
Se a contrastare il gioco della vita
si infrappone un giorno un fatto tristo
nel calamaio del tarlato banco
avere si può ancor gocce d’ inchiostro.

 ***

scorcio di un paese fantasma

Come nubi d’incenso fra navate sale vaga la nebbia sotto il monte.

Si scompiglia fra i coppi di case
abbandonate all’incuria del tempo,
accarezza le chiome degli alberi
che han perso il conteggio
degli anni.
A valle ancora s’ode qualche suono:
voci di chi non ha ceduto mai
al suadente richiamo d’un altrove.
Voci narranti di un ilare passato
di civiltà campestri ormai perdute.
C’è chi ricorda ancora e pare senta
i bambini rincorrersi festosi
e i passi frettolosi del rientro
al desco della sera. E sulla soglia
d’una viva casa rimembra ancora
una donna in attesa.
                                             Maria Quartu è un delle poetesse più sensibili  e oso dire unica.
Calogero Di Giuseppe Pioltello (MI) 10 4 2019

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